Maxi operazione antimafia nel Salento: 16 arresti e 19 indagati per traffico di droga, rapine e violenze. Colpo durissimo alla criminalità organizzata.
Colpo durissimo alla criminalità organizzata del Salento.
I Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce, su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari e su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito all’alba una maxi operazione antimafia nei comuni di Gallipoli, Nardò, Galatone, Sannicola e Seclì, oltre che presso la Casa Circondariale di Lecce.
L’operazione ha portato all’esecuzione di 19 ordinanze di custodia cautelare, di cui 7 in carcere e 9 ai domiciliari, nei confronti di soggetti gravemente indiziati di appartenere a due distinte associazioni criminali dedite al traffico di sostanze stupefacenti, rapine, estorsioni, incendi, lesioni personali e reati aggravati dal metodo mafioso.
In totale, gli indagati sono 51.
L’imponente dispositivo ha coinvolto 120 militari, con il supporto del 6° Nucleo Elicotteri di Bari Palese, dello Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia, del Nucleo Cinofili di Modugno e dell’11° Reggimento Carabinieri Puglia.
L’indagine, avviata nel giugno 2020, ha preso le mosse dall’arresto di un giovane pusher di Galatone.
Quello che sembrava un episodio isolato si è rivelato l’inizio di una complessa attività investigativa, che ha fatto emergere l’esistenza di due filoni paralleli di narcotraffico, strettamente collegati e attivi lungo la fascia ionica del Salento.
Le organizzazioni avevano diviso le aree di influenza:
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il gruppo di Nardò, con estensione alle marine di Santa Caterina e Santa Maria al Bagno;
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e quello di Gallipoli, che comprendeva Galatone e Sannicola.
Entrambe le fazioni erano dotate di strutture verticistiche e utilizzavano armi e violenza per imporre il proprio controllo sul territorio, recuperare crediti legati alle forniture di droga e mantenere il dominio sulle piazze di spaccio.
Le indagini hanno documentato diversi episodi di violenza estrema, come una rapina armata a una vittima prelevata da un bancomat e costretta, sotto minaccia di pistola, a consegnare l’auto e denaro contante.
In un’altra circostanza, nei pressi di un bar di Nardò, un uomo è stato brutalmente aggredito e colpito con pugni e calci al volto anche dopo essere caduto a terra, riportando una deformazione permanente del viso.
L’indagine ha svelato un sistema organizzato e moderno: i pusher comunicavano tramite WhatsApp e Telegram, utilizzando chat dedicate e linguaggi in codice per ordinare e distribuire la droga.
Le sostanze – cocaina, eroina, hashish e marijuana – venivano chiamate con nomi in codice come “birra” o “pane fatto in casa”, nascoste in rifugi sicuri e poi suddivise in dosi pronte per lo spaccio.
Alcuni spacciatori richiedevano ai clienti “recensioni” sulla qualità della droga, per fidelizzare la clientela e garantire un prodotto “di fiducia”.
Elemento distintivo dell’inchiesta è il ruolo attivo di diverse donne, centrali nella logistica e nella gestione degli approvvigionamenti.
Molte di loro curavano i rapporti tra i fornitori e i pusher, organizzavano le consegne e persino partecipavano allo spaccio insieme ai propri figli minori.
Una delle figure femminili più vicine al capo gestiva i contatti telefonici, pianificava incontri con gli altri membri dell’organizzazione e si occupava della sicurezza delle comunicazioni, eludendo i controlli grazie all’uso di piattaforme criptate.
Il traffico di stupefacenti, gestito in modo capillare, ha permesso alle due frange criminali di accumulare ingenti profitti, rifornendo costantemente la fascia ionica del Salento.
Le sostanze venivano smerciate nei centri abitati e nelle località balneari più frequentate, generando un giro d’affari continuo.
Il bilancio complessivo dell’operazione parla di 16 arresti, 10 fermi in flagranza, quantitativi di cocaina, eroina, hashish e marijuana sequestrati per un totale di circa 5.000 dosi pronte per la vendita.
Il GIP del Tribunale di Lecce, sulla base delle indagini dei Carabinieri della Compagnia di Gallipoli, ha riconosciuto la gravità del quadro indiziario e condiviso l’impostazione accusatoria della Direzione Distrettuale Antimafia, disponendo l’ordinanza di custodia cautelare.
